Sui generis, fuori dagli schemi: parla con noi oggi Amleto de Silva, scrittore e vignettista

 

di Rosanna La Malfa


Hai detto: “Il Libro migliore è quello che rispetta l’autore”. Ci spieghi e ci racconti di te, alla tua maniera ovviamente.

E’ un discorso abbastanza semplice: prima di tutto, noi autori dovremmo ricordarci che scrivere libri non equivale a mostrare i pettorali al lettore: il libro, per come la vedo io, deve essere un piacere, non star lì ad ascoltare un cretino (o peggio, una cretina) che ti fa la lista dei suoi guai. Poi va detto che l’industria del libro è diventata una cosa da prenderli a schiaffi. E l’editing, e il marketing, e le collane editoriali, e gli uffici stampa, e la distribuzione, e il cazzo che gli si frega a tutti quanti, e va a finire che per fare un figlio ci metti nove mesi e per rendere un libro pubblicabile ne impieghi diciotto. Solo che un libro -finito- che ha bisogno di nove o più mesi di lavoro per essere pubblicabile è una merda in partenza. Porca miseria, qui parliamo di arte, e questi vanno dicendo che il libro è un prodotto. Un salame, è un prodotto; un tavolo, è un prodotto: un libro no. No e no. Coltrane ha inciso Olè in un due giorni, porca troia, e qua per fare uscire una stronzatina mobilitate un esercito per mesi. Pubblica-questo-cazzo-di-libro.


L’Umorismo. Cos’è per Te?

È la cosa più difficile di tutte. Se sei capace a far ridere, allora sai fare tutto. Solo che l’umorismo ha degli standard molto alti: da Dickens fino a Ricky Gervais passando per Marcello Marchesi e Totò. Vedo un sacco di spiritosi da gita parrocchiale in giro, ma umoristi pochini. Vedi, umorismo significa aver presente la morte, sempre e comunque: quindi, tanto vale ridere. Un umorista scarso è uno che non ha capito che quando crepi non premi il pulsante start e torni a fare il fesso in giro. Certo, questi turdumèi giocano sul fatto che il pubblico è più fesso di loro. E’ una specie di circonvenzione di incapace perpetrata da incapaci. Ecco, questa fa ridere, vedi?


La Satira è morta? Io dico di no. Tu?

Quella che conoscevamo noi è morta e sepolta. Adesso i politici per prima cosa ti querelano e poi vedono se hanno capito la vignetta, e poi ogni singolo cretino si sente in dovere di offendersi, perché o è femmina, o è ricchione, o è grasso, o è basso, e va a finire che passi la tua vita a litigare coi ritardati. Detto questo, in tanti anni che faccio vignette con Sara Migneco, mi sono bello e rotto il cazzo di fare la satira classica. Che senso ha fare una battuta su Di Maio? O su Salvini? Perché mai devo perdere il tempo con questi? Adesso, su 7 del Corriere della Sera, cerco di fare cose slegate dall’attualità, e devo dire che sono molto soddisfatto, mi escono delle cose belle, così e mi pubblicano tutto, senza nemmeno l’ombra di censura. L’attualità fa schifo e finisce per contaminarti, va evitata. Guarda un po’ che due palle che sono i vignettisti de sinistra, sempre con quella lacrimuccia indignata, sempre sulla sciagura del giorno come ciucciuvettole, cattivi come sacrestani effeminati, roba da grattarsi i coglioni a prescindere. L’unico bravo davvero è Mario Natangelo del Fatto Quotidiano, che ha capito che la deve buttare sul pupazziello, come faceva Pazienza con Pertini. Solo che Mario, come vignettista satirico, è cento volte più bravo e cattivo di Paz. Ah, e ovviamente c’è Fran di Fanpage, ma lei fa satira di costume, è un po’ diverso. Comunque è bravissima.


Trai ispirazione da chi o da che cosa per le tue frasi sui social o ancora meglio per i tuoi libri?

Ti dico una banalità: mi escono. Io sono così. Non potrei fare altro.


Il tuo sito è sempre aggiornato. Dimmi dell’Italia di ieri, di oggi e di domani.

Siamo nei guai. Siamo davvero nei guai. Lo dico da anni, ma non pensavo che ci saremmo accappottati così presto. Mi piacerebbe dirti che ieri si stava meglio, e invece no, perché evidentemente stavamo preparando i guai di oggi, quindi non stavamo affatto bene: eravamo degli ubriaconi che si coltivavano una cirrosi. E penso anche questa classe politica da quattro soldi l’abbiamo voluta noi, abbassando il livello culturale di una nazione che è passata da Tognazzi e Sordi a Alessandro Siani, da Bianciardi a Francesco Sole. Siamo un paese di ciucci presuntuosi, di gente che vede Picasso e dice questo son capace anch’io, che si fa consegnare mani e piedi al potere finanziario. Il combinato disposto soldi-ignoranza è molto più difficile da sconfiggere dell’Asse Roma-Berlino, anche perché allora c’erano i comunisti, c’erano i socialisti. Oggi l’opposizione è una comitiva da apericena, e mi sono tenuto.


I giovani di oggi come sono e come guardano avanti?

Ma cosa vuoi che guardino, questi babbei gnegnegne. Ci ho scritto un libro, per insultarli, e la risposta standard del giovane indignato era: “Ci avete rubato il futuro!”. Ma chi cazzo ti ha rubato niente, imbecille, chi ti conosce, quando mai io e te abbiamo mangiato nello stesso piatto. Fai il tuo mestiere invece di frignare, scendi in piazza e fai la rivoluzione invece di palestrarti il culo e fartici i selfie, cretino.


Un messaggio di Amlo ai nostri lettori?

Come diceva uno più bravo di me: uscite, toccate ‘e femmene, jat’ a rubbà. E compratevi i libri miei. Mi raccomando.

 

Fonte: Quotidiano dei contribuenti